Il mio lavoro di personal trainer si basa su queste regole: nessuna formula magica, ma tanto impegno per creare dei percorsi equilibrati adatti alle esigenze della persona. Oltre a usarli con chi ha bisogno di ricominciare a muoversi o si allena con bassa frequenza, con questo approccio ho degli ottimi riscontri anche con sportivi che seguono training ad alta intensità, come il crossfit.
Mescolando forme di allenamento con i pesi ad altre a corpo libero, il crossfit ha il pregio di spingere molti praticanti a sfidare i propri limiti. Il rovescio della medaglia è la tendenza frequente a focalizzarsi sul risultato rapido, aumentando il carico di un manubrio o di un bilanciere per raggiungere un nuovo traguardo.
Conosco per esperienza personale questa propensione a darsi obiettivi ambiziosi: ho iniziato a praticare il sollevamento pesi da ragazzo e ricordo che mi importava poco della tecnica o della pulizia di esecuzione, mentre puntavo a sollevare più chili nel minor tempo possibile. Ripetevo degli errori che mi sono trascinato per anni, con ripercussioni sulla mobilità articolare che si fanno sentire ancora oggi.
Gli appassionati di crossfit che si rivolgono a me, per questa ragione, spesso non hanno idea di cosa manchi nella loro pratica. Per prima cosa li aiuto a mettere a fuoco l’obiettivo: è più che legittimo voler raggiungere un risultato ambizioso caricando di più il bilanciere, ma ci sono varie strade per farlo. La mia è un po’ più lenta ma punta sull’apprendimento consapevole, mette al centro prima di tutto il percorso e non il numero finale.
Cambiare mentalità per migliorare la resa e il benessere corporeo
Chi vuole raggiungere un risultato importante spesso tende a trascurare la strada che richiede più pazienza, ma che permette di fare le cose decisamente meglio e a superare addirittura le aspettative. Ecco perché non mi interessa mettermi a criticare una disciplina ma piuttosto offrire allenamenti “compensativi” nei giorni di riposo per garantire un miglioramento negli esercizi ad alto impatto.
Quello che faccio in questi casi non è un affiancamento costante, ma un “tagliando” per ricalibrare l’allenamento e rifinirlo con una pratica che puoi gestire in modo autonomo.
Migliorare l’accosciata o la mobilità delle anche e delle caviglie, rinforzare le spalle, inserire esercizi che aumentano l’intensità su determinati gruppi muscolari anche senza l’utilizzo di pesi o attrezzi, perfezionare la tecnica dello strappo e dello slancio sono solo alcune delle cose su cui vale la pena investire il tempo nei giorni di scarico.
Il risultato più importante verso cui accompagno i miei clienti è fare in modo che lo sport che amano possa essere fatto per molto tempo e non solo fino a quando il corpo regge naturalmente. È un cambio di mentalità che aiuta ad allargare il campo visivo lasciando anche la possibilità di appassionarsi anche ad altre discipline.
Si tratta di un nuovo modo di allenarsi che ho sperimentato prima di tutto come sportivo e poi come insegnante evitando di idealizzare un metodo ma cercando di combinarli tra di loro a seconda della necessità.
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